“BATTER D’OCCHI – giochi di sguardi con Giuseppe Viviani”
di Lorenzo Garzella, Serena Luluk Tonelli e Acquario della Memoria.
Una sequenza di opere di Giuseppe Viviani presentate in un gioco audiovisivo fra fissità e movimento. Una selezione di lavori eterogenei alla ricerca delle sottili ragnatele di sguardi che coinvolgono personaggi, autore e spettatore. Il mezzo dell’animazione video è utilizzato per sottolineare e portare alla scoperto la danza di palpebre e di iridi sottesa agli attimi di vita colti dal pittore. In Viviani si ritrova tutta la gamma di sfumature collegata all’atto di guardare e guardarsi: ammiccare, sbirciare, spiare, analizzare, bramare, sorvolare, dissimulare, giudicare, biasimare, amare, promettere, sperare e disperare. Frammenti di storie che scorrono silenziosi nelle incisioni e nei dipinti, intrecci fatti di complicità e sospetti, di curiosità, desiderio, ironia, disillusione, malinconia. Trame che possono chiamare in causa anche l’osservatore e l’autore stesso: gli occhi dei personaggi raffigurati abbattono spesso la “quarta parete andando a fissare chi guarda.
Nel pendolo fra la sospensione quasi metafisica di certi scenari e le sotterranee spinte verso il movimento entra in gioco un meccanismo audiovisivo di attesa e sorpresa, dove la colonna sonora anticipa micro-animazioni di pochi secondi. Che si tratti di scorci deserti e senza tempo da assolato “tedio domenicale”, di sparuti venditori solitari quasi in posa, o di affollati scenari cittadini, l’istallazione mira a sciogliere la tensione fra la staticità dell’opera pittorica e la pulsione di vita che anima i personaggi, gli animali e gli oggetti di Viviani. Uomini, donne, bambini, cani, pesci, rondini, gabbiani, ma anche alberi, foglie, fiori, tende, trine, risacche. Battiti di ciglia e battiti di ali. Soffi di labbra e soffi di vento. Spiragli d’anime e di persiane.
L’ispirazione è l’opera di video arte “Cartes postales vidéo” (1984) di Robert Cahen. Una tavola dopo l’altra lo spettatore è prima chiamato a osservare, poi è invitato dall’arrivo di un suono – un fruscìo, un cigolìo, un bisbiglio, una cicala, una musica lontana… – a chiedersi cosa potrà succedere, a indovinare quale dettaglio si muoverà, fino alla piccola sorpresa/svelamento dell’animazione finale. Una carrellata fatta di intensa leggerezza e di grande affetto per il maestro, in cui talvolta il gioco si fa più impertinente, arrivando a proporre rapidi incontri impossibili fra quadri diversi, sempre proponendo e citando, all’inizio o alla fine delle brevi sequenze, l’opera di partenza di Viviani, completa di data e titolo. L’osservatore è così chiamato a entrare nel gioco seriale, invitato via via a gustarsi il quadro successivo… “come quando si mangia le ciliege”.